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lunedì 19 marzo 2012

Fabbro Service_fari_lusigne_featuring by friul kiaser

ll tempo della natura, i tempi della storia e quelli della poesia, il tempo .. del martello per il fabbro, 

2 commenti:

  1. Il Fabbro...( il fari lusigne )
    accese la fucina, la alimentò, guardò il carbone sbiancare nelle fiamme. Provò il mantice, e la fiamma brillò ancora di più, e mille faville festose si alzarono verso il cielo, e il fabbro sorrise, sentendo la forza del fuoco davanti a sé. Prese allora una barra di metallo prezioso, di acciaio del migliore delle migliori ferriere del paese, e la mise sulle braci ardenti, finché non fu incandescente, poi l’appoggiò alla sua nuova incudine, alzò il suo martello, e cominciò a battere. Scaldava, batteva, e la barra prendeva forma, e anche l’incudine cominciava a capire, e aiutava il lavoro del Fabbro, ed era come se sapesse come “tenere” il colpo, ora più forte, ora più delicata, e intanto la ruggine cadeva, e l’incudine stessa ad ogni colpo rimaneva segnata, tanto che avresti potuto dire la storia di ogni colpo, la metamorfosi quotidiana, e il dolore dell’incudine (e quale doveva essere, allora, il dolore della lama che veniva forgiata?).

    E il lavoro andò avanti. L’incudine, in verità, si meravigliava del lavoro del Fabbro. Si era abituata anche a sentire il dolore, ed era questo che faceva di lei una incudine adatta alla fabbricazione di una Lama. Perché, alla fine, aveva imparato a capire il lavoro del Fabbro, ad ascoltare il crepitare delle fiamme, lo strisciare del martello, il battere, si era abituato a non vedersi più coperta di ruggine, a vedersi tutta segnata da piccoli incavi, come mille onde nel mare. Come onde scintillanti sotto il sole.

    ….

    Un giorno, il Fabbro terminò il suo lavoro. Oddio, non sarebbe giusto dire in questo modo. Il lavoro del Fabbro non finisce mai, di continuo la lama deve essere aggiustata, corretta, deve ripassare dalla fucina, e sotto al martello e sull’incudine….e la cosa è buffa, ma l’incudine, così come ha conosciuto il martello e il Fabbro, adesso ha imparato a conoscere la Lama, e si preoccupa per lei, e chiede sempre al Fabbro di averne cura, di proteggerla, ma anche di farla combattere, di provarla. Ha imparato ad amare la Lama. Il Fabbro guarda, sorride, e spinge sul mantice. E’ un lavoro paziente, il suo, un lavoro paziente…

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  2. Come un Pezzo di Ferro---( come un toc di fiar )
    Si sentiva forte. Forte come non mai. Massiccio, indistruttibile. Era fatto del miglior acciaio, nato nella fiamma dei forni, resistente a tutto….ma cosa faceva adesso? Cos’era quella ruggine che lo copriva come un velo, cos’era quella sprecisione nel taglio delle sue forme? Era un ritaglio, solo un ritaglio, uno scarto, buono solo per far da zavorra, o esser buttato in qualche fornace, ed essere fuso di nuovo.

    Le giornate passano, e i mesi, il sole, la pioggia, il gelo e il caldo; a volte lo spostano un poco, per far posto, come fosse davvero un ingombro, e la ruggine già colorava la terra intorno a lui di un rosso che sapeva di tramonto…..

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