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martedì 20 marzo 2012

La montagna continua lenta nel suo cammino e sarà pianura e sarà mare e tornerà ad essere montagna indifferente ai piccoli fossili inglobati nella sua materia.



2 commenti:

  1. PRIMA PERO CI VUOLE IL PINETO DI PROPIETTA___Taci. Su le soglie
    del bosco non odo
    parole che dici
    umane; ma odo
    5parole più nuove
    che parlano gocciole e foglie
    lontane.
    Ascolta. Piove
    dalle nuvole sparse.
    10Piove su le tamerici
    salmastre ed arse,
    piove su i pini
    scagliosi ed irti,
    piove su i mirti
    15divini,
    su le ginestre fulgenti
    di fiori accolti,
    su i ginepri folti
    di coccole aulenti,
    20piove su i nostri vólti
    silvani,
    piove su le nostre mani
    ignude,
    su i nostri vestimenti
    25leggieri,
    su i freschi pensieri
    che l’anima schiude
    novella,
    su la favola bella
    30che ieri
    t’illuse, che oggi m’illude,
    o Ermione.

    Odi? La pioggia cade
    su la solitaria
    35verdura
    con un crepitìo che dura
    e varia nell’aria
    secondo le fronde
    più rade, men rade.
    40Ascolta. Risponde
    al pianto il canto
    delle cicale
    che il pianto australe
    non impaura,
    45né il ciel cinerino.
    E il pino
    ha un suono, e il mirto
    altro suono, e il ginepro
    altro ancóra, stromenti
    50diversi
    sotto innumerevoli dita.
    E immersi
    noi siam nello spirto
    silvestre,
    55d’arborea vita viventi;
    e il tuo vólto ebro
    è molle di pioggia
    come una foglia,
    e le tue chiome
    60auliscono come
    le chiare ginestre,
    o creatura terrestre
    che hai nome
    Ermione.

    65Ascolta, ascolta. L’accordo
    delle aeree cicale
    a poco a poco
    più sordo
    si fa sotto il pianto
    70che cresce;
    ma un canto vi si mesce
    più roco
    che di laggiù sale,
    dall’umida ombra remota.
    75Più sordo, e più fioco
    s’allenta, si spegne.
    Sola una nota
    ancor trema, si spegne,
    risorge, trema, si spegne.
    80Non s’ode voce dal mare.
    Or s’ode su tutta la fronda
    crosciare
    l’argentea pioggia
    che monda,
    85il croscio che varia
    secondo la fronda
    più folta, men folta.
    Ascolta.
    La figlia dell’aria
    90è muta; ma la figlia
    del limo lontana,
    la rana,
    canta nell’ombra più fonda,
    chi sa dove, chi sa dove!
    95E piove su le tue ciglia,
    Ermione.

    Piove su le tue ciglia nere
    sì che par tu pianga
    ma di piacere; non bianca
    100ma quasi fatta virente,
    par da scorza tu esca.
    E tutta la vita è in noi fresca
    aulente,
    il cuor nel petto è come pèsca
    105intatta,
    tra le pàlpebre gli occhi
    son come polle tra l’erbe,
    i denti negli alvèoli
    son come mandorle acerbe.
    110E andiam di fratta in fratta,
    or congiunti or disciolti
    (e il verde vigor rude
    ci allaccia i mallèoli
    c’intrica i ginocchi)
    115chi sa dove, chi sa dove!
    E piove su i nostri vólti
    silvani,
    piove su le nostre mani
    ignude,
    120su i nostri vestimenti
    leggieri,
    su i freschi pensieri
    che l’anima schiude
    novella,
    125su la favola bella
    che ieri
    m’illuse, che oggi t’illude,
    o Ermione.

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