L’obsolescenza programmata è linfa vitale per il mercato e nota dolente per i consumatori. Elettrodomestici, automobili, utensili, apparecchi tecnologici: tutto ciò che si compra ha una data di scadenza (non sovraimpressa come avviene per i generi alimentari, ma implicita: secondo alcuni coinciderebbe addirittura con la fine del periodo coperto dalla garanzia).
È solo questione di tempo: prima o poi l’oggetto si guasterà irreparabilmente e andrà sostituito con uno nuovo. Altrimenti il mercato morirebbe. Oppure l’apparecchio può non rompersi, ma risultare comunque obsoleto, vecchio, superato. Un pc o un telefono cellulare di dieci anni fa, seppur funzionante, è considerato “preistorico” e il proprietario si sente fortemente spinto a sostituirli con nuovi modelli.
L’obsolescenza programmata permette, quindi, di commericalizzare solo ciò che è stato progettato per smettere di funzionare o cadere in disuso. Eventuali riparazioni di un oggetto guasto risultano, la maggior parte delle volte, talmente costose da dissuadere il cliente, che finisce per acquistare un sostituto nuovo di zecca. Tutto ciò va a produrre una quantità disarmante di rifiuti: ogni anno si accumulano tonnellate di frigoriferi, automobili, televisori, etc. etc. da smaltire. Non è raro che una giovane coppia si trovi a dover sostituire una lavatrice in una manciata di anni, mentre i nonni di questa giovane coppia hanno ancora in casa un frigorifero perfettamente funzionante, comprato alcuni decenni orsono.
Obsolescenza programmata è il “consumare entro il” dei prodotti alimentari, ovvero un bene costruito con l’intento di invecchiare rapidamente o “spacciato” per nuova tecnologia. Tutto ci viene venduto come la “soluzione definitiva”, “tutto in uno”, “universale”, “espandibile” eppure compriamo già consapevoli che il bene invecchierà per tecnologia, che tutto è venduto in virtù dei “consumabili” e che alcuni oggetti hanno batterie che non è possibile sostituire … il bene sarà “obsolescente” prima ancora delle batterie.
oca Cola riporta l’esempio delle lampadine alogene, le lampade a incandescenza che erano praticamente perfette e programmate per essere eterne, quindi non funzionali al mercato. Allora, dopo qualche ricerca “scientifica” si è riusciti a ottenere quanto il mercato richiede: anche le alogene dopo un po’ si fulminano, si bruciano e vanno sostituite. Altri esempi riportati nel blog sono quello delle automobili, quello dei frigoriferi e del mondo dell’informatica
L’industria automobilistica strombazza circa le virtù delle nuove carrozzerie delle vetture, garantite contro la ruggine per ics anni; in realtà, esse sono garantite per la ruggine esattamente dopo ics anni. Così come i motori sono programmati per rompersi dopo tot anni, le marmitte a bucarsi, i carburatori ad intasarsi, le centraline elettroniche a inchiodarsi, eccetera eccetera. Ci fu se non erro una volta un tale che produsse una macchina garantita per mille anni, ovvero progettata per non rompersi. Fallì miseramente.
Chi per caso si ritrova in casa un vecchio frigorifero degli anni cinquanta, comprende quali passi da gigante abbia nel frattempo compiuto l’industria. Il frigo degli anni cinquanta infatti non si romperà mai – un clamoroso errore di progettazione! I bellissimi frigoriferi moderni invece, riescono ad unire ad un aspetto sano, funzionale ed indistruttibile, l’invisibile garanzia di una data di autodistruzione prefissata…..” (Liberamente tratto da un’ articolo di Roberto Quaglia per Delos)
Da qui sorge spontaneo un altro pensiero che avevo letto chissà dove: ” Nel mondo dell’ informatica non ci sono magazzini”. Una cosa nota a molti forse, ma sulla quale non sempre ci si sofferma. Il segno evidente della voracità di un mercato. Uno standard hardware non resta sul mercato per più di un anno e mezzo, dopo qualche mese è praticamente impossibile trovare pezzi di ricambio. La macchina muore. Si passa al nuovo. Il magazzino non serve.
Obsolescenza pianificata, consumismo e beni progettati con la data di scadenza. Elettrodomestici, apparecchi tecnologici, automobili..
RispondiEliminaL’obsolescenza programmata è linfa vitale per il mercato e nota dolente per i consumatori.
RispondiEliminaElettrodomestici, automobili, utensili, apparecchi tecnologici: tutto ciò che si compra ha una data di scadenza (non sovraimpressa come avviene per i generi alimentari, ma implicita: secondo alcuni coinciderebbe addirittura con la fine del periodo coperto dalla garanzia).
È solo questione di tempo: prima o poi l’oggetto si guasterà irreparabilmente e andrà sostituito con uno nuovo. Altrimenti il mercato morirebbe. Oppure l’apparecchio può non rompersi, ma risultare comunque obsoleto, vecchio, superato. Un pc o un telefono cellulare di dieci anni fa, seppur funzionante, è considerato “preistorico” e il proprietario si sente fortemente spinto a sostituirli con nuovi modelli.
RispondiEliminaL’obsolescenza programmata permette, quindi, di commericalizzare solo ciò che è stato progettato per smettere di funzionare o cadere in disuso. Eventuali riparazioni di un oggetto guasto risultano, la maggior parte delle volte, talmente costose da dissuadere il cliente, che finisce per acquistare un sostituto nuovo di zecca. Tutto ciò va a produrre una quantità disarmante di rifiuti: ogni anno si accumulano tonnellate di frigoriferi, automobili, televisori, etc. etc. da smaltire. Non è raro che una giovane coppia si trovi a dover sostituire una lavatrice in una manciata di anni, mentre i nonni di questa giovane coppia hanno ancora in casa un frigorifero perfettamente funzionante, comprato alcuni decenni orsono.
RispondiEliminaObsolescenza programmata è il “consumare entro il” dei prodotti alimentari, ovvero un bene costruito con l’intento di invecchiare rapidamente o “spacciato” per nuova tecnologia. Tutto ci viene venduto come la “soluzione definitiva”, “tutto in uno”, “universale”, “espandibile” eppure compriamo già consapevoli che il bene invecchierà per tecnologia, che tutto è venduto in virtù dei “consumabili” e che alcuni oggetti hanno batterie che non è possibile sostituire … il bene sarà “obsolescente” prima ancora delle batterie.
RispondiEliminaoca Cola riporta l’esempio delle lampadine alogene, le lampade a incandescenza che erano praticamente perfette e programmate per essere eterne, quindi non funzionali al mercato. Allora, dopo qualche ricerca “scientifica” si è riusciti a ottenere quanto il mercato richiede: anche le alogene dopo un po’ si fulminano, si bruciano e vanno sostituite. Altri esempi riportati nel blog sono quello delle automobili, quello dei frigoriferi e del mondo dell’informatica
RispondiEliminaL’industria automobilistica strombazza circa le virtù delle nuove carrozzerie delle vetture, garantite contro la ruggine per ics anni; in realtà, esse sono garantite per la ruggine esattamente dopo ics anni. Così come i motori sono programmati per rompersi dopo tot anni, le marmitte a bucarsi, i carburatori ad intasarsi, le centraline elettroniche a inchiodarsi, eccetera eccetera. Ci fu se non erro una volta un tale che produsse una macchina garantita per mille anni, ovvero progettata per non rompersi. Fallì miseramente.
RispondiEliminaChi per caso si ritrova in casa un vecchio frigorifero degli anni cinquanta, comprende quali passi da gigante abbia nel frattempo compiuto l’industria. Il frigo degli anni cinquanta infatti non si romperà mai – un clamoroso errore di progettazione! I bellissimi frigoriferi moderni invece, riescono ad unire ad un aspetto sano, funzionale ed indistruttibile, l’invisibile garanzia di una data di autodistruzione prefissata…..” (Liberamente tratto da un’ articolo di Roberto Quaglia per Delos)
Da qui sorge spontaneo un altro pensiero che avevo letto chissà dove: ” Nel mondo dell’ informatica non ci sono magazzini”. Una cosa nota a molti forse, ma sulla quale non sempre ci si sofferma. Il segno evidente della voracità di un mercato. Uno standard hardware non resta sul mercato per più di un anno e mezzo, dopo qualche mese è praticamente impossibile trovare pezzi di ricambio. La macchina muore. Si passa al nuovo. Il magazzino non serve.