eccidio di Porzûs e di Bosco Romagno, dei drammi della Resistenza al confine orientale, con molti studiosi che si buttarono su quei fatti e sugli archivi che si riaprivano (soprattutto a Lubiana, Belgrado e Mosca) con la volontà di scoprire la verità e ricollocare quegli avvenimenti nel contesto internazionale nel quale maturarono.
I fazzoletti verdi della brigata partigiana Osoppo, che agivano nelle malghe delle valli del Natisone, andavano eliminati perché si opponevano al predominio sloveno sulla Resistenza friulana e soprattutto perché non riconoscevano la giurisdizione di Tito sulle terre che loro consideravano italianissime e che invece si andava profilando per il dopoguerra. Da qui l'ordine ai gappisti che, con la compiacenza del Pci, eseguirono la "sentenza di morte" prima a Porzûs e qualche giorno dopo a Bosco Romagno, a pochi chilometri di distanza dalla malga
«Il dibattito pubblico e la storiografia hanno continuato ad avallare ricostruzioni parziali quando non ideologicamente viziate - ha scritto Elena Aga-Rossi - Si è voluto ridurre l'eccidio a un episodio di violenza come tanti altri, evitando di inquadrarlo nella particolare situazione del confine orientale, che non può essere ricondotta nei termini di una contrapposizione fascisti/antifascisti: qui emerse nel modo più evidente la contrapposizione tra antifascisti democratici, comunisti e il carattere internazionalista del Pci, che subordinava la liberazione del Paese all'obiettivo dell'instaurazione di un regime socialista».
Con la sua visita a Porzûs - la malga dovrebbe diventare presto monumento nazionale - il presidente Napolitano vorrà ricordare quei fatti per inserirli in una prospettiva di riconciliazione e di superamento dei confini. Insomma la prosecuzione - o la chiusura del cerchio - dello 'spirito di Trieste', cioè dell'incontro del 2010 dei tre presidenti di Italia, Slovenia e Croazia con il quale Napolitano ha inteso chiudere le 'ferite' del confine orientale che, oltre a Porzûs, hanno al centro, e ancora sanguinanti, le persecuzioni fasciste contro gli sloveni, le foibe e la Risiera di san Sabba. Con un obiettivo: far diventare questi drammi patrimonio collettivo, dell'intera nazione. E con una speranza: che non si ripetano mai più.
porzus faedis italia budapest 1956 con i compagni comunisti stalin,paietta,berlinguer,natta, mao,lenin, gorbaciov,,ceausescu,dahalema,ecct,
RispondiEliminastrage di Porzûs, la malga in comune di Faedis dove il 7 febbraio 1945
RispondiEliminaeccidio di Porzûs e di Bosco Romagno, dei drammi della Resistenza al confine orientale, con molti studiosi che si buttarono su quei fatti e sugli archivi che si riaprivano (soprattutto a Lubiana, Belgrado e Mosca) con la volontà di scoprire la verità e ricollocare quegli avvenimenti nel contesto internazionale nel quale maturarono.
RispondiEliminaI fazzoletti verdi della brigata partigiana Osoppo, che agivano nelle malghe delle valli del Natisone, andavano eliminati perché si opponevano al predominio sloveno sulla Resistenza friulana e soprattutto perché non riconoscevano la giurisdizione di Tito sulle terre che loro consideravano italianissime e che invece si andava profilando per il dopoguerra. Da qui l'ordine ai gappisti che, con la compiacenza del Pci, eseguirono la "sentenza di morte" prima a Porzûs e qualche giorno dopo a Bosco Romagno, a pochi chilometri di distanza dalla malga
RispondiElimina«Il dibattito pubblico e la storiografia hanno continuato ad avallare ricostruzioni parziali quando non ideologicamente viziate - ha scritto Elena Aga-Rossi - Si è voluto ridurre l'eccidio a un episodio di violenza come tanti altri, evitando di inquadrarlo nella particolare situazione del confine orientale, che non può essere ricondotta nei termini di una contrapposizione fascisti/antifascisti: qui emerse nel modo più evidente la contrapposizione tra antifascisti democratici, comunisti e il carattere internazionalista del Pci, che subordinava la liberazione del Paese all'obiettivo dell'instaurazione di un regime socialista».
RispondiEliminaCon la sua visita a Porzûs - la malga dovrebbe diventare presto monumento nazionale - il presidente Napolitano vorrà ricordare quei fatti per inserirli in una prospettiva di riconciliazione e di superamento dei confini. Insomma la prosecuzione - o la chiusura del cerchio - dello 'spirito di Trieste', cioè dell'incontro del 2010 dei tre presidenti di Italia, Slovenia e Croazia con il quale Napolitano ha inteso chiudere le 'ferite' del confine orientale che, oltre a Porzûs, hanno al centro, e ancora sanguinanti, le persecuzioni fasciste contro gli sloveni, le foibe e la Risiera di san Sabba. Con un obiettivo: far diventare questi drammi patrimonio collettivo, dell'intera nazione. E con una speranza: che non si ripetano mai più.
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